COS’È IL COACHING
Coaching: una guida completa
Il Coaching, in termini semplici, è un metodo basato sul dialogo tra il professionista e il cliente.
- Aiuta a migliorare le prestazioni di una persona nella vita personale, nel suo lavoro o nello sport
- Si concentra sul momento presente, trascurando le cause passate dei comportamenti
Il Coach aiuta la persona a imparare nuovi comportamenti, più efficaci e più soddisfacenti senza intervenire con suggerimenti o insegnamenti.
Secondo il Coaching infatti ogni individuo dispone delle sue risorse personali per affrontare i problemi in modo più efficace e perciò mira a far emergere il potenziale personale, aiutando la persona a scoprirsi più capace e felice.
DEFINIZIONE DI Coaching
L’Associazione Coaching Italia A.Co.I. definisce il Coaching una metodologia che si basa su una relazione di partnership paritaria tra Coach e Cliente.
Questa, attraverso un rapporto commerciale (di espressa natura contrattuale), mira a riconoscere, sviluppare e valorizzare le strategie, le procedure e le azioni utili al raggiungimento di obiettivi operativi collocati nel futuro del cliente.
L’International Coach Federation I.C.F. definisce il Coaching come una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale.
ALCUNE NOTIZIE utili SUL Coaching
- Aiuta il cliente nel raggiungimento degli obiettivi che si pone
- Valorizza le potenzialità del cliente seguendo le sue esigenze
- Si applica per obiettivi personali, professionali o sportivi
- I risultati più significativi toccano il miglioramento delle relazioni e la fiducia in se stessi
- In ambito lavorativo migliora la prestazione aziendale
- È possibile seguire il percorso in presenza oppure online
- In nessun modo sostituisce la psicologia e la psicoterapia
Coaching: da Kocs a Harvard
Per capire cos’è il Coaching dobbiamo partire dall’etimologia del termine. Coaching deriva da Kocs, un piccolo comune dell’Ungheria settentrionale dove per tradizione nel 16° secolo si producevano carrozze per cavalli. Il termine poi, reso come Coach, assume nel linguaggio anglosassone il significato di vagone. Diventa nel tempo il modo per indicare gli allenatori-motivatori nel mondo del football americano e del baseball oppure i tutor nell’ambiente scolastico.
È solo a metà degli anni 70 che grazie all’allenatore della squadra universitaria di Harvard, Timothy Gallwey, il Coaching comincia a prendere forma per come lo conosciamo e per i principi che lo caratterizzano.
Le prime applicazioni nel tennis
È quindi lui il padre del Coaching che incomincia a introdurre il concetto di “gioco interiore o inner game“. Secondo lui “l’avversario che si nasconde nella nostra mente è molto più forte di quello che troviamo dall’altra parte della rete” lasciando intendere che esistono ostacoli mentali che interferiscono con la performance sportiva. Queste interferenze negli atleti sono la paura del fallimento, quella del giudizio altrui, la bassa autostima…
Le domande allora diventano lo strumento fondamentale del Coaching per favorire nell’atleta lo sviluppo personale dell’apprendimento, della consapevolezza e del gesto migliore da mettere in pratica. Da quel momento il suo metodo si applica anche al mondo del golf, dello sci, della musica, dello stress e del lavoro. La diffusione di questo approccio avviene anche grazie alla scrittura di testi divulgativi tradotti in molte lingue, tutti con l’obiettivo di aiutare “nell’imparare a imparare”
Il contributo di Sir John Henry Douglas Whitmore
Già campione di automobilismo John Whitmore si dedica allo studio di psicoterapia e psicologia dello sport. Grazie al contatto con Timothy Gallwey il Coaching arriva in Inghilterra entrando anche nel mondo del lavoro. Da qui si comincia di fatto a parlare di Business Coaching.
John Whitmore lega il suo nome alla creazione del modello G.R.O.W. (Goal, Realities, Options, Way Forward) che viene utilizzato ancora oggi da moltissimi Coach in tutto il mondo.
Il Coaching si dedica alla valorizzazione del potenziale personale per migliorare le performance con un processo di consapevolezza, responsabilità e autonomia.
Considera la paura e la scarsa fiducia in se stessi come i più grandi ostacoli al dispiegarsi delle risorse personali e pensa che gli autentici leader abbiano un’attenzione particolare verso l’effetto delle loro azioni su un contesto ampio e sulle future generazioni che abiteranno il pianeta.
A chi è rivolto il Coaching
Come avrai già avuto modo di capire il Coaching è un metodo che non è rivolto a particolari categorie di persone. È stato sviluppato per aiutare chiunque senta il bisogno di ottimizzare la qualità della vita privata e lavorativa, di raggiungere i propri obiettivi e sia pronto per questo a passare materialmente all’azione. Chi inizia un percorso vuole utilizzare al meglio le proprie potenzialità e creatività. Inoltre è disposto ad entrare con il professionista in una relazione di Coaching sincera, priva di giudizio e di insegnamenti impartiti dall’alto.
Chiunque in un momento particolare della propria vita privata potrebbe sentire il bisogno di migliorare il proprio equilibrio tra lavoro e sfera personale, decidere un iter di studi per il futuro, acquisire maggior sicurezza in un contesto, avere relazioni soddisfacenti, diventare un leader migliore, aumentare i propri guadagni al lavoro, comunicare in maniera più efficace, sapere come prendere decisioni corrette, gestire il tempo in modo più proficuo. Sono solo alcune situazioni di obiettivi sfidanti che possono trovare aiuto nelle sessioni di Coaching e caratterizzano le persone di ogni età, sesso o contesto sociale.
La figura del Coach
Il Coach è un professionista formato secondo il metodo del Coaching, di cui ne condivide i principi. Secondo alcuni è un allenatore di potenzialità personali, intese come forze del carattere possedute dal cliente. Stiamo parlando di curiosità, ingegnosità, perseveranza, leadership, speranza, vitalità,…Offre un servizio totalmente personalizzato che rispetta l’unicità del cliente e la strada che questo intende percorrere. È un ascoltatore che sa instaurare una relazione di Coaching basata sull’empatia e mantiene il suo focus unicamente sul Coachee.
Aiuta il cliente, grazie ad una relazione autentica e rispettosa, a raggiungere obiettivi che si pone grazie ad piani d’azione compatibili con le sue attitudini. Stimola nella persona il senso di consapevolezza, fiducia, scelta, responsabilità e autonomia per favorire l’autorealizzazione. Questa può coinvolgere il mondo personale e professionale. Con il Coaching quindi il cliente, nell’imparare ad imparare, assimila nuovi modi di essere e nuovi modi di fare. Il tutto con la convinzione che l’azione del Coachee aiuta a fare da ponte, con il suo desiderio, verso il futuro desiderato.
Come funziona il Coaching
Durante una seduta di Coaching osserveresti un dialogo tra due persone (in alcuni casi anche più), dove il Coach pone delle domande al proprio cliente che risponde secondo le sue idee e principi. Sono proprio le domande il fulcro del metodo perché basate sul concetto di maieutica socratica. Il Coaching è un metodo che attraverso il dialogo favorisce l’emergere autonomo del pensiero. Alla base c’è quindi una profonda convinzione e fiducia che le risorse del cliente siano sufficienti per migliorare la propria condizione e raggiungere i propri obiettivi con più rapidità e motivazione.
Chi inizia un percorso con questo metodo viene considerato il miglior esperto di te stesso e il giudizio viene tenuto lontano in ogni aspetto. Le domande perciò, cardine delle sessioni di Coaching, non sono orientate a proporre soluzioni o interpretare il vissuto del cliente, non sono retoriche né vogliono criticare. Se l’obiettivo del Coaching è far emergere le potenzialità personali del cliente le domande diventano stimoli per favorire la consapevolezza, il desiderio di fare scelte e di stilare un piano d’azione.
Le varie tipologie di Coaching
Il Coaching è un metodo che può applicarsi in vari contesti e con persone con le più diverse esigenze. Questo ha dato vita a più declinazioni del nome che qui di seguito ho riassunto nei cinque termini maggiormente conosciuti.
LIFE COACHING: è il Coaching per chi vuole operare un miglioramento nella propria sfera personale con obiettivi definiti che riguardano la famiglia, il lavoro e le relazioni in generale
BUSINESS COACHING: è il Coaching per professionisti e imprenditori con l’idea di migliorare la qualità del proprio lavoro, il fatturato, la gestione dei collaboratori
EXECUTIVE COACHING: è il Coaching rivolto alle figure di vertice e di responsabilità di un struttura organizzata come può essere un’azienda, una società o un ufficio
TEAM COACHING: è il Coaching per le persone che lavorano in squadra e hanno bisogno di condividere obiettivi, gestire relazioni e instaurare una modalità di comunicazione e comportamento efficace
SPORT COACHING: è il Coaching per chi, per diletto o lavoro, vuole migliorare la propria performance, attraverso un processo di riduzione delle interferenze interne ed esterne
Perché è importante sapere cosa non è Coaching
C’è la possibilità che il Coaching, per i non addetti ai lavori, venga scambiato per consulenza, formazione, allenamento o una forma di psicologia-psicoterapia. Questa visione è distante dalla realtà che invece vede il Coach operare in contesti e con persone che non richiedono approcci direttivi, interpretativi, prescrittivi o terapeutici.
Spesso queste differenze sono presentate al primo incontro con il cliente che ha poi modo di capire se il metodo fa proprio per lui. Il Coaching è diverso perché diversi sono i bisogni che soddisfa. Non sapendo cosa sia meglio per il suo cliente non prescrive azioni particolari o insegna qualcosa. Il suo intervento non mira alla terapia attraverso l’indagine delle cause nel passato o collegando pensieri ed azioni. Non c’è l’idea di ristrutturare la personalità del cliente nè ci sarebbero le competenze per farlo. La relazione di Coaching fa percorrere al cliente il proprio percorso evolutivo senza soluzioni calate dall’alto.
Perché iniziare le sessioni di Coaching
Nella pratica, quando si inizia un percorso di Coaching? Capita a tutti noi di vivere una situazione in cui un disagio, un problema, un obiettivo o semplicemente un sogno ci fanno venire voglia di trovare un migliore equilibrio nel futuro. Nasce l’energia, o forse si incanala semplicemente, per creare l’ambiente adatto per il raggiungimento di obiettivi che portino maggior soddisfazione e realizzazione.
Il problema si trasforma in opportunità, il sogno in desiderio più realistico, e tutto diventa un traguardo a cui puntare con metodo. I piani d’azione diventano la mappa che scandisce le azioni da compiere e gli ostacoli da superare. Il Coach in tutto questo si rivela un accompagnatore leale che ha fiducia nelle risorse del proprio cliente e che ne stimola la ricerca di soluzioni creative.
Coaching: come sai quando funziona
È più che corretto chiedersi quando l’attività di Coaching può essere efficace, soprattutto se c’è l’interesse di cominciare un percorso. Alla base c’è sempre un concetto: come sapere se qualcosa funziona con successo. In un’azienda si parlerebbe di K.P.I. (indicatori chiave di performance). Nel Coaching abbiamo a che fare con due aspetti che indicano il risultato. Il primo è visibile e consiste nel raggiungere l’obiettivo prefissato sin dall’inizio del percorso. Infatti ricordiamo che il Coaching è orientato alla concretezza e valorizza il passaggio all’azione.
Il secondo è invece legato alle competenze che si acquisiscono durante le sessioni e favoriscono il raggiungimento del traguardo. Sono in pratica degli elementi facilitatori. Il cliente termina il percorso con una maggior consapevolezza e un miglior senso di responsabilità che portano poi più fiducia e potere personale da trasferire in altri aspetti della propria vita personale. Potremmo quindi azzardare la definizione di risultati oggettivi e risultati soggettivi per meglio rendere l’idea di successo nella relazione di Coaching.
L’ispirazione dalla psicologia positiva
Il Coach viene definito anche un allenatore di potenzialità. Il concetto di potenzialità è fortemente legato al Dott. Seligman, psicologo americano fondatore della psicologia positiva. Questo approccio allo studio della psiche umana non si concentra esclusivamente sulla patologia. Cerca infatti di identificare i fattori che condizionano la felicità e il benessere dell’uomo, rendendo la vita degna di essere vissuta.
Le potenzialità personali quindi, intese come tratti e forze del carattere di ognuno (come ad esempio la curiosità, la creatività, l’intelligenza emotiva, la leadership e l’autocontrollo) sono dentro l’essere umano e si manifestano in ogni aspetto della vita, da quello professionale a quello affettivo. Sono a tutti gli effetti risorse allenabili, fonti di emozioni positive che aiutano le persone nel raggiungimento dei loro obiettivi. Uno dei compiti del Coach diventa pertanto rintracciarle nel proprio cliente e favorirle nella loro evoluzione.
Il Flow di Csikszentmihalyi
Il concetto di Flusso o Flow è legato allo psicologo americano di origini ungheresi Mihaly Csikszentmihalyi, collega di Martin Seligman, professore presso la Claremont Graduate University in California e fondatore del Quality of Life Research Center (QLRC), un istituto di ricerca che si occupa di psicologia positiva, di risorse come la creatività, la motivazione intrinseca e l’ottimismo. La teoria del flusso viene presentata nel 1975, anche se non totalmente innovativa. Rappresenta un particolare tipo di esperienza umana che è possibile vivere in ogni ambito (dal lavoro al gioco). È caratterizzata da una perdita del senso del tempo, alto livello di coinvolgimento, grande senso di controllo di ciò che sta accadendo, profonda concentrazione, percezione di gratificazione rispetto all’attività che si sta compiendo, assenza di auto-riflessione e di percezione di altri bisogni. Una sorta di trance insomma, dove a causa dell’attenzione posta sul compito non si ritrova più il modo di processare altre informazioni provenienti dall’ambiente. Un tema importante per chi si occupa soprattutto di Sport Coaching.
L’intelligenza emotiva come risorsa
Grazie agli studi del dott. Daniel Goleman e alle sue pubblicazioni si è diffuso negli anni 90 il concetto di intelligenza emotiva, considerata una particolare forma di intelligenza che mira ad imparare a gestire le emozioni e veicolare le energie da esse proveniente per il raggiungimento di obiettivi. Il pensiero quindi smette di avere il sopravvento sulle decisioni e si cerca il giusto equilibrio tra l’attività cognitiva e l’attività emotiva, capace di offrire informazioni su noi stessi e il contesto con cui ci relazioniamo. Le emozioni sono quindi viste per come di fatto nascono: risposte funzionali agli stimoli. L’intelligenza emotiva è quindi lo strumento per riconoscere in noi e negli altri le emozioni (aspetto collegato all’alfabetizzazione emotiva), per saperle regolare in una dimensione di accettabilità fisiologica e sociale e imparare a utilizzarle vantaggiosamente. Il Coach coltiva la propria intelligenza emotiva, proprio perché forza catalizzatrice del miglioramento del proprio cliente, e punta ad alimentare in lui la stessa potente risorsa.
Cos’é la domanda di Coaching
Non è un caso se ho inserito questa parte dopo aver dato tutti gli elementi per una visione di cosa è il Coaching e di come funziona. La domanda di Coaching è un tema importantissimo, talmente importante da costituire una colonna su cui si fonda il lavoro del professionista. È questa infatti una precisa richiesta che porta la persona a decidere di iniziare il percorso. Nel cliente quindi nasce un bisogno, percepito e di cui prende consapevolezza con un minimo di chiarezza. L’impossibilità a fare da sé lo porta a chiedere aiuto al Coaching. Da tutto questo emerge in lui un obiettivo concreto da raggiungere che lo proietta, con emozioni e pensieri, nel suo futuro desiderato.
La voglia di mettersi in gioco nella pratica in un processo di autorealizzazione fa da protagonista, insieme alla speranza di poter migliorare la condizione anche grazie alle potenzialità personali. Viene da sé che se la richiesta del potenziale cliente, in sede di primo colloquio, non contiene tutti gli elementi precedente espressi non abbiamo una reale domanda di Coaching e quindi il metodo non può essere efficace. Il metodo del Coaching pertanto non è assolutamente valido in ogni caso e per tutte le persone. Ogni situazione va quindi valutata di volta in volta, per evitare poi di ritrovarsi a fare i tuttologi o peggio di tutto sforare in una professione che non si è abilitati a esercitare.
Il riconoscimento professionale del Coaching
Non esiste in Italia un criterio normativo e formativo che regoli l’attività di Coaching e di riflesso non c’è un ordine albo o collegio dei Coach professionisti. Ci sono invece delle associazioni professionali, ai sensi della Legge 4/2013, iscritte negli elenchi pubblici del Ministero dello Sviluppo Economico, a cui fanno riferimento i Coach.
Queste associazioni, come ad esempio l’Associazione Coaching Italia (A.Co.I.) a cui sono iscritto, hanno funzione di controllo sul lavoro di chi a loro aderisce e vigilano sull’adesione alla carta dei valori e al codice di condotta che ne regolano soprattutto il corretto operato nei confronti del cliente. Tutto questo è fatto per tutelare l’utente del servizio di Coaching nel lavorare con Coach professionisti formati secondo precisi standard. I Coach, dal canto loro, ottengono con l’adesione ad un’associazione di categoria l’attestato di qualità e qualificazione professionale in base alla Legge 4/2013.
Il codice di condotta del Coaching
Il codice etico e deontologico rappresenta il faro di riferimento del Coach per la sua professione e il rapporto con i clienti. Contiene tutti quegli elementi che chiariscono come opera il professionista, senza dare alcuno spazio alla libera interpretazione ed evitando la possibilità che il Coaching venga scambiato per psicologia, psicoterapia o altra forma di intervento sanitario o formativo-consulenziale. Nel dettaglio sono inseriti i temi dell’integrità professionale, della centralità del Coachee-committente, dell’obbligo di diligenza, del conflitto di interesse, dell’apprendimento continuo, della comunicazione, della riservatezza, dell’onestà e trasparenza.
La sottoscrizione obbligatoria da parte del Coach lo rende consapevole di operare nel rispetto dell’unicità del cliente, accettando l’incarico solo quando esista una vera domanda di Coaching, mantenedendosi nella piena correttezza anche nei confronti di colleghi e del modo di proporsi sul mercato. Rilevante è l’impegno a mantenere il segreto professionale in ogni sua forma e partecipare ad aggiornamenti ed eventi formativi con continuità durante l’anno. Il tutto a beneficio della qualità offerta ai clienti e non ultimo di tutti i Coach associati.